Fattori prognostici di esito nei pazienti con leucemia linfocitica acuta refrattaria e recidivante trattati con Inotuzumab ozogamicina, un anticorpo monoclonale CD22
Inotuzumab ozogamicina è risultata essere altamente attiva nei pazienti con leucemia linfocitica acuta ( ALL ) recidiva o refrattaria, con un tasso di risposta globale del 58% e una sopravvivenza mediana di 6.3 mesi.
Identificare i fattori associati con i diversi esiti durante la terapia con Inotuzumab può aiutare a selezionare i pazienti per questo trattamento e a formulare la prognosi.
Sono stati analizzati in totale 89 pazienti trattati con Inotuzumab in studi precedenti. Inotuzumab è stato dato a 1.3-1.8 mg/m2 per via endovenosa (IV) x 1 ogni 3-4 settimane o settimanale ( 0.8 mg/m2 al giorno 1, 0.5 mg/m2 nei giorni 8 e 15 ) ogni 3-4 settimane.
Sono stati analizzati i fattori pretrattamento associati con il raggiungimento di una risposta completa ossea e con la sopravvivenza.
La sopravvivenza mediana dei pazienti con almeno risposta completa del midollo è stata di 9.2 mesi rispetto a 3.4 mesi per quelli senza risposta completa del midollo ( P minore di 0.001 ).
All'analisi multivariata, un’alta conta assoluta di blasti nel sangue periferico e una bassa conta piastrinica sono state indipendentemente associate a una minore probabilità di raggiungere almeno risposta completa del midollo.
Le caratteristiche di base associate in maniera indipendente con una sopravvivenza meno favorevole hanno incluso caratteristiche citogenetiche avverse [ cariotipo complesso, traslocazione 4;11, traslocazione 9;22, anormalità del cromosoma 17 ], malattia oltre il primo salvataggio, e alta conta assoluta nel sangue periferico.
I pazienti con 0, 1-2, o 3 fattori avversi hanno presentato una sopravvivenza mediana, rispettivamente, di 39, 7.5, e 2.4 mesi.
Le analisi hanno identificato un sottogruppo di pazienti adulti affetti da leucemia linfocitica acuta in cui l’esito della terapia con Inotuzumab ozogamicina può essere previsto in modo differenziale. ( Xagena2015 )
Jabbour E et al, Am J Hematol 2015;90:193-196
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